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venerdì 30 marzo 2018

Incontro di formazione del 6 Marzo












Martedì 6 marzo ha avuto luogo il consueto incontro di formazione permanente presso la struttura della Pace.
Relatore del pomeriggio padre Gianfranco Galli che ha parlato sul tema, scelto per quest'anno, della condivisione. Interessantissimo intervento che sintetizziamo a vantaggio degli assenti all'incontro.










Riflessioni tenute da Padre Gianfranco Galli sul tema “Condivisione” 
Filo conduttore è stato il libro “Vivere insieme” del teologo luterano tedesco D. Bonhoeffer, agonizzato dai nazisti nel campo di concentramento di Flossenburg nel 1945.





   
Comunione di vita e condivisione, a livello cristiano , fa sempre riferimento a quello che ha indicato Gesù' e quello che ha vissuto. Nella sua missione scelse delle persone che ha tenuto con sé : la prima comunità cristiana. Alla base di questa non c'era solo simpatia umana. Noi abbiamo condivisione a partire dalla famiglia (legge di sangue) poi abbiamo simpatie che ci portano a legare con altre persone in vari campi. La condivisione cristiana si differenzia da altre forme perché centra Gesù ed il messaggio che ci dà lui in segreto.


Come persone umane non possiamo vivere da soli: sentiamo di essere incompleti. Noi ci completiamo durante la vita mediante relazioni. Siamo soli, abbiamo bisogno di qualcuno che abbia la stessa capacità di capire, di sentire in modo che relazionandoci possiamo condividere e comunicare e renderci migliore la vita.


La condivisione cristiana non ha però come centro una simpatia, ha come centro Gesù e il suo messaggio. Gesù è venuto a parlarci di qualcosa che noi non potevamo capire da soli. Cosa sia l'altro mondo non possiamo comprenderlo né quale sia il significato ed il valore della nostra vita. Le domande che ci poniamo sono più grandi di noi stessi. La vita umana, letta con i nostri occhi, è qualcosa di effimero. Chi assiste gli ammalati vede persone che si consumano. La vita umana è qualcosa che ci è donato ma dal momento in cui ci è donata se ne va. Sentiamo desideri grandissimi in noi, ma tutto se ne va. Per comprendere che questo ha un significato abbiamo bisogno che qualcuno al di sopra di noi ce lo comunichi. Gesù è venuto per questo.


Le costruzioni della comunità umana hanno un grosso limite: stanno in piedi per i nostri desideri. Se non sono più' esauditi non sono più condivisi. Se non c'è più condivisione non ha più senso stare insieme. La condivisione nel nome di Gesù sta in piedi su qualcosa che ha costruito Dio: ha senso comunque. Bonhoeffer sottolinea questo aspetto : condivisione umana e comunità' che è nel nome del Signore .


Nell'attività di volontario sentiamo il dolore della persona, fisico, morale, spirituale.


Soli nel dolore non stiamo bene. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci stia vicino. Questa “empatia” è già un grande motivo di solidarietà sia per credenti che per non credenti . Noi sappiamo che quando siamo nel dolore e qualcuno ci è vicino, ci ascolta e prende parte alla nostra sofferenza questa ci “pare” più lieve. Non scompare perché non possiamo cambiare il cammino della nostra vita. C'è una grandissima differenza a viverne da soli il peso o con qualcuno accanto. Se poi riusciamo a metterci accanto un motivo di fede cristiana nel condividere, abbiamo una spinta in più perché sappiamo che quella sofferenza ha un valore per Dio Padre. Se non c'é una fede la persona vive la sofferenza umana, se c'è fede condividiamo ciò che ha valore in Dio Padre.


La condivisione e comunione che viviamo con altre persone non è un ideale soltanto umano, possiamo e dobbiamo essere in sintonia con tutti : credenti e no.


Accompagnare ammalati che non credono, condividerne il sentire ha qualcosa di estremamente profondo.


La condivisione nel nome del Signore è' qualcosa che vien dato da Dio attraverso Gesù. L'attività prevalente di Gesù era essere accanto a chi soffre: per Dio Padre la sofferenza ha un significato. Gesù non ci ha parlato della sofferenza, non ci ha detto nulla : lui l'ha vissuta e vissuta in modo estremo. Gesù ha indicato che l'amore di Dio non viene meno nella sofferenza più estrema ed anche più assurda. Perché causarci del male originato dalla nostra volontà, come quella di Gesù? Lui l'ha vissuta e l'ha accolta perché Dio é presente anche nella sofferenza assurda. Solo Dio conosce il valore della condivisione in lui, più grande della condivisione umana, che è un ideale. Bonhoeffer sottolinea che la condivisione umana in quanto “ideale” si scontra fatalmente nella realtà con la delusione. Incontriamo le persone, ci aspettiamo qualcosa come essere compresi, essere voluti bene, che l'altra persona abbia la capacità di sentire quello che noi sentiamo: legittimi desideri umani che molte volte cadono nella delusione. Stando insieme ci sono momenti in cui l'altra persona ci ferisce, viene fuori il suo egoismo cui noi rispondiamo con il nostro egoismo.


La delusione è' in ogni ambito della vita, anche nelle comunità' cristiane. Fa parte della vita comune. Non esiste un luogo ideale. La delusione fa parte della condivisione. Eppure c'é la capacità di andare oltre la delusione. Questo dimostra che si sta ancora assieme per dei “motivi” e i “motivi” non vengono meno.


Anche Gesù ha sperimentato il tradimento. Non era un “imbecille”. Ha scelto Giuda e sapeva a cosa andava incontro. E' come avesse detto :”La comunità umana non sarà mai perfetta. Se c'é un motivo per andare avanti non è umano; il motivo ce lo dà Dio Padre : ciò che noi cerchiamo di costruire ha un valore più grande di noi.


E' facile che ci si attacchi ad ideali ma se amo solo l'ideale distruggo la comunità reale. L'amore ideale non costruisce nulla, quello reale può costruire.





Solitudine e comunità.


Non siamo creati per la solitudine.. La teologia cristiana usa un concetto che non c'è in nessuna altra religione : la Trinità. Concetto difficile, che accettiamo. Dice che in Dio c'è una comunità che nell'amore tra Padre e Figlio ci siamo noi.


Una persona può stare sola solo se è in comunione interiore con qualcuno, che può essere Dio o una persona che si ama. Però sempre una comunione.


Se cerchiamo la comunità come rimedio esclusivo al nostro bisogno, alla fine smontiamo gli altri, diveniamo un peso per loro. Ogni comunione che noi viviamo deve arricchirci dentro e trattenere dentro quello che noi viviamo in modo di essere capaci anche di stare da soli. Per paradosso se uno non è in grado di stare in comunione non è neppure in grado di stare nella solitudine e viceversa. Capacità di stare con noi stessi, fare tesoro dell'altra persona. Saperlo tenere dentro, nell'anima; allora lo si sentirà anche quando non e' più vicino a noi.





I Discepoli disputavano : “Chi fra noi e' il maggiore?”


Questa disputa nasce ovunque. E' umano cercare una nostra importanza, una nostra affermazione. Anche in comunità si cerca di contare più delle altre persone.


Per trasformare un nostro difetto bisogna prima riconoscerlo e poi modificarlo trovando l'idea che c'è un fine e bene comune che ci fa superare i dissapori, le meschinità, i pettegolezzi. Il volontariato e' buono se lo scopo e' buono. Cioè il fine che facciamo insieme vale di più del singolo successo personale. Serve lo spirito di squadra. L'obiettivo comune ce lo dà Dio : vivere una comunione tra noi e le persone che soffrono. La comunità nel Signore non è  un ideale umano ma un ideale di Dio.


Gesù ha detto: voletevi bene. Se vi volete bene sarete il segno di me, viceversa non sarete il segno di me.




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